Al coordinamento Rifiuti Zero di Livorno e al comitato Collesalviamo l’ambiente.
In merito all’iniziativa locale del Coordinamento Zero Waste di Livorno “raccolta firme contro il mega-inceneritore” che ci avete inviato, concordiamo assolutamente su questi punti fondamentali su cui ci siamo già ampiamente spesi:
1) Evitare l’installazione di nuove fonti inquinanti a Stagno e sollecitare le bonifiche rifiutando ogni scambio da questo punto di vista, alla luce dei dati allarmanti evidenziati dallo studio Sentieri più volte citato in questi ultimi mesi. A questo proposito si veda la campagna “non un camion non un camino”.
2) Evitare la creazione di lock in tecnologici o disincentivi al recupero dei materiali. Con l’intento di inchiodare i proponenti con i numeri su questo punto abbiamo già chiesto un chiaro piano economico ad ENI per far emergere il contrasto tra i bisogni di un tale impianto e i piani di riduzione e riciclo a livello regionale nazionale e comunitario.
3) Spostare il focus sulla riduzione e il riuso e recupero non sull’ultimo anello della gestione dei rifiuti, ovvero lo smaltimento. Macro soluzioni impiantistiche non devono rappresentare la panacea dei mali causati da fasi di riduzione, riuso e riciclo incompiuti che devono essere invece il vero focus del piano di gestione. A questo proposito abbiamo fatto adottare i dieci passi verso rifiuti zero a Collesalvetti, ed in particolare l’impegno ad avviare il PaP e quanto prima la tariffazione puntuale.
Desideriamo tuttavia puntualizzare alcuni aspetti che ci hanno destato delle perplessità:
1) Riteniamo di non dover dimostrare niente a nessuno in termini di tematiche ambientaliste, visto che come ben sapete, la nostra lista civica e la nostra associazione, sono da sempre impegnate su tale fronte. E lo dimostrano i fatti, gli atti di Consiglio che hanno portato all’adesione al percorso Rifiuti Zero e le molteplici iniziative dell’associazione portate avanti in questi anni tra cui quelle a favore della raccolta domiciliare di cui nessuna forza politica ha il coraggio di essere pubblicamente sponsor.
2) Riteniamo che per portare avanti una raccolta firme su un argomento così delicato, si sarebbe dovuto richiedere un incontro preventivo, da cui uscire con un documento condiviso anziché cercare consenso con la minaccia di una gogna pubblica col contatore online. Per il bene di tutti dobbiamo evitare che questa battaglia di interesse comune, che ci deve vedere uniti, diventi occasione per bandierine o scontro tra liste e partiti vari in cerca di visibilità (sulla pelle della salute e dei lavoratori) trasformando una questione in realtà complessa e spinosa, che riguarda anche il futuro del sito ENI di Livorno, nella solita caciara politica.
3) Nel merito del documento evidenziamo che l’uso del termine mega-inceneritore, seppur molto efficace per raccogliere firme e scatenare una reazione pubblica, è quantomeno fuorviante rispetto alla realtà pratica della proposta, ponendo il fronte del no pericolosamente sullo stesso livello di comunicazione ambigua usato da chi ne è il promotore. A nostro avviso bisogna essere ultra chiari, trasparenti e precisi se si vuole costruire una opposizione solida contro i giganti che ci troviamo di fronte, anche ammettendo che il fine giustifichi il mezzo di una comunicazione un po’ forzata, facendo così si va a ledere la credibilità di tutti i critici all’iniziativa e semplificando in questo modo si mette in maggiore difficoltà chi ha una posizione più complessa da difendere (che potrebbe essere quella giusta visto che il problema è, appunto, complesso).
4) Non pensiamo che questo tipo di impianti sia un male in sé. La scomposizione termochimica della plastica non riciclabile meccanicamente può essere (se verificata la fattibilità tecnica e industriale) un modo per completare le tecniche di riciclo già industrialmente consolidate e in particolare permettere anche la produzione di materie vergini (cosa che col riciclo tradizionale non è possibile, costringendo quindi a ricorrere continuamente a nuovo materiale da fonti fossili senza poter veramente chiudere il cerchio). In Italia nel 2016 sono stati raccolti 3,4 Mton di plastica di cui il 29% è stato riciclato mentre il restante 71% è finito in discarica o negli inceneritori in parti quasi uguali. Si tratta di 2,4 M ton, la capacità dell’impianto ipotizzato corrisponde circa al 10% di questa massa di plastica che attualmente finisce sotto terra o viene bruciato, fatto salvo l’obiettivo principale della riduzione, margini per il recupero di materiale con nuove tecnologie potrebbero esserci. Certo, questo solo se il prodotto dell’impianto venisse usato come materia prima nel ciclo della plastica e non venduto come carburante (come invece annunciato!).
E’ su questa sfumatura e sul contesto più ampio del sito ENI di Stagno che vogliamo giocare la nostra partita:
La maggior parte degli inquinanti prodotti nel SIN di Stagno e di conseguenza delle malattie mortali collegate a questo, è dovuta alla raffinazione del Crude Oil. Si riuscirà a dare una svolta alla situazione ambientale di Stagno solo dopo che questa attività cesserà. Noi vediamo in questo possibile investimento lo spiraglio per avviare una vera riconversione del sito ENI di Stagno come accaduto ad esempio a Gela e Porto Marghera. Che la raffinazione a Stagno ed in generale in Occidente vada a sparire non siamo noi a dirlo ma l’inesorabile evoluzione del mercato (ENI in passato ha già provato a disfarsi dell’impianto di Stagno, non dimentichiamolo!), dobbiamo quindi di immaginare un futuro molto diverso da quello attuale per un sito che interessa migliaia di famiglie. Siamo consapevoli, che ad oggi ENI non abbia messo niente del genere sul tavolo, ma il nostro intento è di provare a portare tale tematica nella discussione evitando quindi la strada del no a priori.
Capiamo perfettamente che alcuni principi di Rifiuti Zero impongano di battersi contro la realizzazione di impianti che implichino l’importazione dei materiali da fuori, e volumi massivi. Ma pensiamo al contempo che con una visione in bianco o nero (come i banchini di raccolta firme per rimanere in tema), sia più difficile trovare la mediazione necessaria a far evolvere questioni complesse nella direzione più giusta per tutti i livelli in gioco, locale e globale.
Con questo, e lo vogliamo chiarire una volta per tutte, ci teniamo a precisare che, qualora ENI non fosse disposta a sentir parlare di riconversione (aspetto oltretutto tecnicamente non semplice, visti i volumi molto superiori in termini di tonnellate di petrolio lavorato a Livorno rispetto alle realtà sopracitate di Gela e Porto Marghera, 4Mton di Crude Oil, circa 20 volte la dimensione del nuovo impianto proposto), noi non saremmo al contempo disposti a sentir parlare della realizzazione dell’impianto in questione. Che in questo contesto non è assolutamente accettabile, come abbiamo più volte detto pubblicamente “non un camion non un camino in più”.
Visti i punti sopraelencati, capirete che non possiamo formalmente aderire a questa campagna, ma vorremo approfondire le tematiche espresse con voi e con tutte le forze politiche in gioco, per cercare di trovare altre sponde alla nostra proposta, che ovviamente se dovesse essere portata avanti solo da CiC, non avrebbe molte speranze di riuscita.
Nel frattempo, dato che per azione consiliare non intendiamo fuffa, ma azioni concrete, abbiamo pensato a due atti a supporto di questa battaglia comune:
1) Il primo già presentato volto a riconoscere da statuto le raccolte di firme online per petizioni di sensibilizzazione in modo da agevolare e dare ulteriore impulso anche alla petizione in oggetto, per raggiungere chi resta fuori dalle raccolte cartacee.
2) Il secondo su cui stiamo lavorando, per il quale se lo vorrete ci farebbe piacere anche un vostro contributo, ha come scopo il riconoscimento della distinzione tra i trattamenti termochimici di plasmix per il recupero di materiale con la creazione di nuove plastiche vergini e l’uso come combustibile, che non deve essere considerato riciclo né tanto meno un approccio circolare alla questione del fine vita della plastica. Vediamo molta confusione a livello politico e vista la rapida evoluzione della tecnologia e la pressione del mondo industriale è importante che la regolamentazione europea e nazionale non cadano in trappole da questo punto di vista (come abbiamo già visto parlare di economia circolare o “bio raffineria” riferiti all’impianto di Livorno che in base agli annunci dovrebbe produrre un combustibile e non materia prima per plastiche vergini come in teoria possibile).
Restiamo in attesa di un vostro riscontro sulla possibilità di fare fronte comune per una totale riconversione del sito di Stagno.
In ogni caso vi chiediamo di inserire nella pagina che allestirete con i contatori delle firme, in corrispondenza del nome della nostra lista un link al presente comunicato che potete trovare disponibile sul nostro sito web.
Porgiamo Cordiali Saluti
Cittadini in Comune per Collesalvetti.