No all’impianto ENI di trattamento plasmix e CSS senza una riconversione totale del sito di Stagno

No all’impianto ENI di trattamento plasmix e CSS senza una riconversione totale del sito di Stagno

 

Ci hanno raccontato la favola della bio raffineria, poi la favola della distilleria, ora quella del recupero della CO2, tutte belle storie, peccato che le persone abbiano preso il vizio di informarsi quando sentono parlare di cose troppo belle per esser vere, specie quando cozzano palesemente con la semantica o addirittura la chimica.

Noi già tre mesi fa, in modo molto laico, guardando alla situazione attuale di Stagno, che è ciò che conosciamo e che ci compete, avevamo detto: “Non un camino non un camion in più” in questo paese che paga da ormai da un secolo la presenza inquinante di un impianto che, non dimentichiamolo, lavora ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate di greggio.

Ieri sera nell’incontro aperto, poi chiuso, poi aperto dove ENI ha invitato i Sindaci di Collesalvetti e Livorno abbiamo avuto le informazioni che attendevamo e purtroppo le conferme che temevamo.

Di Camion sulla via Aurelia (dove il nuovo svincolo ancora fatica a funzionare) ce ne saranno, circa il 30% del materiale in entrata e quello di uscita (di cui non si parla mai ma è una quota molto rilevante).

Il camino c’è, le “emissioni zero” millantate all’inizio, poi diventate “trascurabili” ci sono eccome. Il lavaggio dei ” gas di sintesi”  previsto in questo impianto consente un abbattimento degli inquinanti che inevitabilmente si creano (principalmente H2S, ammoniaca e acido cloridrico) ed è reso economicamente possibile solo grazie alla presenza nel sito di Stagno del depuratore di stabilimento dove confluirebbero le acque: questa è il motivo per cui ENI vuol fare proprio lì a Stagno l’impianto.

Per un’alimentazione di 180.000/anno (di cui 50% plastiche non recuperabili e 50% di CSS –  il cosiddetto Combustibile Solido Secondario – vengono rilasciate in atmosfera 240.000 tonnellate di CO2 (!)

Poi ci sono 20.000 tonnellate di “inerti vetrificati” da smaltire che rimane da vedere quanto sono “inerti”.

L’unica cosa di cui siamo disposti a discutere è una vera riconversione dell’impianto.

Se ENI vuole davvero abbracciare un cambio di paradigma, come fatto a Gela o Marghera,  che presenti un piano di piena riconversione dell’impianto per i prossimi 5-10 anni con la cessazione definitiva delle attuali lavorazioni del greggio! Un piano che porti a zero le vere cause di inquinamento e dia una nuova vita ed una prospettiva a lungo termine, in realtà l’unica possibile se si pensa ad un orizzonte di più di qualche semestre o pochi anni.

Un impianto come questo, certamente all’avanguardia e con tecnologie ed emissioni non paragonabili con altri impianti in funzione (come il fatiscente inceneritore del Picchianti, che, lo ricordiamo, deve essere chiuso a prescindere e ci sono già impegni a riguardo, indipendenti da ENI!) potrebbe trovare un più fertile terreno di dialogo in altri contesti, ma la storia e la situazione ambientale di Stagno (e di Livorno) parlano chiaro e noi diciamo, anzi, ripetiamo:

Non un camion non un camino in più.

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