Il 27 luglio scorso, nell’ultimo Consiglio Regionale utile prima del rinnovo elettorale, è stata approvata la deliberazione n. 1042 con cui si avvia un percorso amministrativo con la Regione, la Provincia di Livorno (ma non erano state abolite?), i Comuni di Livorno e di Collesalvetti, la Soprintendenza di Pisa e ASA SpA, finalizzato alla definizione di un programma di intervento per la tutela e valorizzazione dell’Acquedotto Leopoldino (ricordiamo: 18 km principalmente su Collesalvetti, gestito da ASA, proprietà del Comune di Livorno).
Si tratta di una fase ancora pre-progettuale… siamo ancora a mettere insieme i soggetti interessati per decidere cosa fare… quando la VISIONE di questa straordinaria opera era già ben chiara più di un secolo fa al Poccianti che pensò l’acquedotto non solo come un’opera idraulica meramente funzionale all’approvvigionamento idrico della città di Livorno, ma anche ad una passeggiata nella natura, l’architettura e l’arte tra campagna e città, un turismo lento tanto di moda ora ante litteram.
In pratica si è aspettato 10 anni e la fine della legislatura per ripartire da zero dopo il fallimento del protocollo di intesa del 2010 tra i due comuni interessati, la provincia e la soprintendenza. Protocollo che non ha portato nemmeno un euro, ne uno straccio di progetto sull’acquedotto, eppure soggetti come la Provincia, il Comune di Livorno o la soprintendenza le capacità per cogliere opportunità di finanziamento dovrebbero averle, lasciando stare Collesalvetti.
Ora si ricomincia da capo con l’aggiunta della Regione, che già in partenza dichiara di non avere un euro da spendere in cultura e che non ha nella sua missione il recupero dei beni artistici e l’aggiunta di ASA che forse i soldi ce li avrebbe, ma evidentemente non ha nemmeno lei la missione di recuperare beni artistici, anzi, con la propria gestione ha causato ingenti danni, documentati, alle antiche strutture soggette a tutela, purtroppo solo in teoria, all’interno delle quali passano le tubazioni ancora in funzione.
Difficile essere fiduciosi rispetto ad un atto che, ci dispiace dirlo, con queste modalità e tempistiche sembra fuffa da campagna elettorale.
Oltretutto abbiamo sentito dire che “siamo responsabili perché non facciamo promesse, solo per un progetto occorrerebbero 100 milioni” (ndr non è un refuso perché la cifra è stata ripetuta più volte dall’esponente politico che l’ha pronunciata, sigh, proprio da quelli che ci dicono di leggere studiare e poi parlare).
Noi non chiediamo promesse, chiediamo azioni concrete e purtroppo negli ultimi 10 anni, due legislature intere mentre comuni vicini come Pisa hanno recuperato mura, piazze, piste ciclabili, non si è visto nulla e sparate come questa dei 100 milioni per fare un progetto (NB solo per il progetto, non per i lavori!) danno l’idea dello scollamento dalla realtà di chi appunto non è stato in grado di realizzare niente di tangibile in un lungo periodo di tempo nonostante tutti gli stimoli, le idee ed anche le proposte concrete provenienti dal vivace tessuto associativo che abbiamo la fortuna di avere intorno all’acquedotto e alle colline. Una classe politica che prima di farsi bella per l’avvio di un percorso amministrativo dovrebbe mostrare un briciolo di umiltà e chiedere scusa per l’inadeguatezza dimostrata nel corso degli anni.
La vice presidente della Regione ha anche ammesso (usandola come giustificazione per questo ritardo!) di non essere stata proprio al corrente dell’esistenza dell’acquedotto (ma i consiglieri regionali rappresentanti dei territori locali che ci stanno a fare??).
Tra breve ci sarà un nuovo consiglio regionale: Continuiamo a farci sentire per informare e tenere viva l’attenzione su questo gioiello delle nostre terre perché la strada per vedere rinnovata la visione del Poccianti è ancora purtroppo molto, molto lunga.